Io sono il mio corpo

Quasi un anno fa durante un confronto con LaNottola, lei mi pose una domanda apparentemente semplice ed innocua: sei o possiedi il tuo corpo?

Interpretando in modo estensivo il motto femminista “l’utero è mio e lo gestisco io” le ho risposto, senza pensarci, che noi possediamo il nostro corpo.

Lei prontamente ha obiettato che se possediamo qualcosa allora possiamo alienarla, cederla, venderla. Mi chiese anche come fosse possibile accettare una relazione di possesso del corpo in una prospettiva femminista.

Effettivamente il possesso del corpo è un punto ideologico storico nel/del femminismo; non va, però, inteso in senso letterale, ma analizzato in profondità, situato nel contesto storico in cui è stato formulato e compreso nell’ottica della rivendicazione personale e politica che costituisce le fondamenta del “io sono mia

Per millenni, nella sostanza e nella pratica, sul corpo femminile è stata imposta dal sesso maschile una relazione di possesso. Il maschio possedeva la femmina (in alcuni paesi lo fa ancora) giuridicamente, simbolicamente, culturalmente e sessualmente.

Nell’antica Grecia, ad esempio, la donna era letteralmente parte integrante della Proprietà (delle ricchezze) del maschio. Nel corso dei millenni al sesso femminile è stato impedito di possedere qualsivoglia bene (l’eredità passava da un maschio all’altro, idem per il nome di famiglia) e questo è valso formalmente fino agli anni 60/70, quando il diritto di famiglia in Italia prevedeva ancora che la donna sposata ubbidisse al marito, lo seguisse ovunque lui volesse stabilire la residenza e seguisse le sue indicazioni in materia di educazione dei figli essendo egli l’unico genitore legalmente riconosciuto.

Questa relazione gerarchica e di possesso accomunava quasi tutte le società ed è proprio in questo contesto che il femminismo ha iniziato ad agire.

Trasferire la “proprietà” ed il possesso del corpo femminile (e quindi di tutte le donne e le bambine) dal maschio alle femmine stesse è stato un passaggio fondamentale. E’ stato un dire che quella gerarchia non aveva ragione di esistere.

La stessa Carla Lonzi, in Donna Clitoridea e Donna Vaginale, individua questo passaggio.

La donna clitoridea rappresenta tutto ciò che di autentico e di in autentico del
mondo femminile si è staccato dal visceralismo con l’uomo.

Autenticamente l’una
ha rivendicato se stessa
.

L’ultima affermazione mi ha ricordato le parole di Seneca nelle lettere a Lucilio: – Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi – (fai così, caro Lucilio, renditi padrone di te stesso). In effetti letteralmente Seneca scrive rivendica il diritto su te stesso, vindicare infatti era il verbo utilizzato anche per descrivere l’atto di affrancamento degli schiavi.

La retorica del possesso però ha portato molte ragazze e donne a credere di poter possedere il corpo, quando nella realtà materiale delle cose le donne SONO il loro corpo, non lo posseggono.

Un esempio della coincidenza fra Io e corpo è facilmente restituibile; non diremmo mai che al corpo di Tizia manca una mano, ma che a Tizia manca una mano .

Non può essere diversamente; il corpo non è una cosa esterna a noi, noi non siamo esterni al corpo.

Se possediamo un bicchiere e lo lanciamo da un grattacielo si romperà il bicchiere.

Se lanciamo il nostro corpo dal grattacielo, smettiamo di esistere.

Lo so che possono sembrare ovvietà, ma non lo sono. Sull’oggettificazione si fonda tutta la misoginia millenaria, come si è fondata e si fonda la schiavitù. Quando il datore di lavoro possiede tutto il corpo della persona abbiamo lo schiavismo. Quando un “cliente” compra l’uso del corpo come se fosse un oggetto, come se fosse una penna o uno spazzolino, abbiamo la prostituzione.

La consapevolezza di essere il nostro corpo sta a fondamento dell’aborto libero, sicuro e gratuito.

Questa consapevolezza sta, in effetti, a fondamento di ogni lotta contro il patriarcato: noi siamo persone complete; non soggettività che posseggono un corpo. Siamo inalienabili, non cedibili, non vendibili, non comprabili perché esseri umani e questo a prescindere dalla nostra volontà.

VOI SIETE IL VOSTRO CORPO, IO SONO IL MIO CORPO

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