Maledette tette

Ho il seno grande, da sempre. Lo era anche quando avevo 12/13 anni.

Ho avuto e ho col mio seno un rapporto di fastidio, a tratti di odio e nel tempo ho provato a volergli bene, ma non sempre con successo.

Mia madre mi diceva che era volgare proprio perché molto grande e mi ha invitata (per dire un eufemismo) a portare sempre vestiti molto accollati. Una volta mi fece comprare, per una festa di 18 anni, un vestito che sembrava un sacco nero (chiamarlo tubino sarebbe un complimento) che mi faceva sembrare molto in sovrappeso perché il seno lo faceva cadere come un tubo di stoffa. Sembravo un tubo di smarties con i piedi (vista la mia scarsissima altezza).

Ma anche senza mia madre quel seno mi avrebbe tormentata costantemente: dalla pubertà ad oggi che sono alla soglia dei 40.

Quando ero alle scuole medie mi sentivo fare costantemente battute tipo “arrivano prima le tette di lei”. Ma in fondo questa era niente rispetto agli sguardi viscidi ed interessati dei maschi (di qualunque età). Io sembravo scomparire come se tutto il resto del mio corpo fosse assolutamente irrilevante rispetto a quei due seni grandi, tondi, sodi.

Ho sempre odiato (e odio tutt’ora) il fatto che gli uomini non siano in grado di parlarmi guardandomi negli occhi se ho una maglietta leggermente più attillata o i primi due bottoni della camicia sbottonati.

Se hai il seno grande tutto il resto di te spesso non esiste. Ci sono momenti in cui il sopracitato tubo dei baci perugina in stoffa sembra essere l’unica alternativa che possa minimamente mettere al sicuro.

C’è stato un periodo della mia vita in cui ho provato a fare buon viso a cattivo gioco, mettendo magliette più scollate, ma quello che ho ottenuto è il rendermi conto che a quel punto non ero più una persona, ma un paio di tette che camminano e che parlano.

In altri periodi invece avrei voluto ridurlo chirurgicamente, avrei voluto smettere di avere quel trastullo pubblico sessuale per maschi poco sotto al collo.

Lo sguardo maschile è rivoltante indipendentemente dall’età (dal 15 enne al 70enne): lo senti sulla pelle, ti fa a porzioni, ti spacchetta, ti scruta, ti viviseziona ancora. Ci sono momenti in cui è chiaro che il tuo interlocutore ha smesso di ascoltarti (a volte parzialmente a volte del tutto) e che farebbe ben volentieri altro, anche se sei a lavoro in ufficio e l’uomo in questione è un cliente, oppure se è l’operaio o il tecnico della lavastoviglie o il medico.

Gli uomini iniziano ad essere accondiscendenti, melliflui, felpati; sorridono ma i loro occhi sono al tempo stesso lontani dalla realtà e pieni delle loro fantasie. Le loro mani sono già sotto i vestiti con o senza il tuo consenso/desiderio.

Quello sguardo ti immobilizza, ti chiedi cosa te lo fa fare di stare li a parlare, lavorare. Sei un grumo di tette ambulanti che loro vorrebbero toccare, annusare (e mi fermo qui).

Non so quante volte ho desiderato di poter andare in giro libera come i maschi, non dico a petto nudo (cosa che mi sarebbe piaciuta molto) ma con la tranquillità di non subire quello sguardo, senza sentire di essermi fatta richiamo sessuale, senza incontrare gli sguardi di disapprovazione anche se sei coperta fino al collo. Una coppa D (una quarta) non la nascondi nemmeno col sacco dell’immondizia.

E no, non è normale quel tipo di sguardo, non è naturale o immodificabile. Sono bisessuale e il seno piace sessualmente anche a me (anche molto), eppure non vado in giro a guardare le tette delle donne, non smetto di guardarle negli occhi mentre mi parlano per farmi il mio personale filmino porno. Quello sguardo lo conosco e non farei mai ad un’altra donna qualcosa che mi mette in imbarazzo e mi causa disagio. Così come non guardo la patta dei pantaloni degli uomini. E non lo faccio perché da femmina sono stata educata a non essere invasiva, irrispettosa, a non superare il limite.

Dunque perché non insegnare anche agli uomini ad abbassare lo sguardo? A non essere invasivi e irrispettosi? Perché i padri accettano di vedere crescere i figli come dei trogloditi maniaci sessuali incapaci di rispetto?

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