Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità dell’accusa di misandria rivolta alle femministe.
Ho iniziato il mio percorso nel femminismo circa 15 anni fa e in quest’arco di tempo, con cadenza più o meno regolare e nelle situazioni più disparate, mi sono ritrovata a dover subire allusioni/accuse di odio per gli uomini lanciate non solo contro di me, ma contro il femminismo stesso. Questo accadeva soprattutto intorno al 2009/2010 quando ancora il femminismo era guardato con sospetto anche negli ambienti di sinistra/progressisti/socialisti (aggiungerò qualcosa a riguardo più avanti nel post).
Certe come la pioggia il lunedì di Pasqua arrivavano considerazioni di vario tipo: maschilismo e femminismo sono la stessa cosa; bisognerebbe essere per la parità non femministe; le femministe poi fanno quello che rimproverano agli uomini; esiste anche la misandria oltre alla misoginia.
Negli anni ho sprecato un mucchio di energie fisiche e mentali per cercare di controbattere a queste affermazioni; esaurivo tutte le mie riserve per dimostrare, spesso con dati e riflessioni lunghissime, che maschilismo e femminismo non erano la stessa cosa: la violenza sistemica, lo stupro, il linguaggio, la disparità di occupazione e retributiva. E continuavo sottolineando il fatto che personalmente non odiavo gli uomini, che volevo anche io la parità, arrivando persino ad aderire ad alcune affermazioni che sostenevano che il maschilismo nuocesse anche agli uomini.
Insomma sentivo il bisogno di difendere me stessa e il femminismo. Cercavo di prendere le giuste distanze dalle Femen, da quelle che non si depilano, insomma va bene essere femminista ma con un po’ di stile e soprattutto senza destare troppa preoccupazione negli uomini.
Nei fatti stavo perdendo un mucchio di tempo; non importava quante eccezioni alla violenza maschile finissi col riconoscere, quanto mi piegassi nel dire che sì ci sono uomini che non stuprano, ci sono uomini che non sono violenti.
Non sminuivo mai abbastanza la portata del femminismo e infatti finivo puntualmente per essere additata come nazi-femminista, misandrica.
In realtà mi si chiedeva che smettessi di essere femminista per essere ritenuta una femminista socialmente accettabile: quindi dovevo accogliere ogni richiesta di modifica del femminismo e soprattutto dovevo accettare di fare queste “lotte” con gli uomini; gli uomini – mi dicevano- erano nostri alleati in questa battaglia per la parità (sulla carta); avrei dovuto concentrarmi sui successi raggiunti e che stavano per essere raggiunti, anche se irrilevanti, infinitesimali o letteralmente il minimo sindacale rispetto al contrasto di tutto ciò che ci mette in una condizione di inferiorità e subordinazione.
Nel tempo mi sono resa conto che, per risultare accettabile, avrei dovuto iniziare a dire: sono femminista, viva gli uomini, le battaglie degli uomini sono anche le mie battaglie.
Quegli stessi uomini che mi molestano in mezzo alla strada, quegli stessi uomini che ci sottopagano quando ci danno un lavoro e si aspettano pure gratitudine, quegli stessi uomini che ci stuprano, ci picchiano, che fanno circolare le nostro foto nelle chat, quegli uomini che non ci danno orgasmi però si aspettano che tutte siano impazienti di provare il BDSM.
Si aspettavano che sorridessi all’ennesima, noiosa, banale e prevedibile battuta del tipo “ahahaha, il posto della donna è in cucina” o “dai, ora vai in cucina e lava i piatti” indirizzata volontariamente e specificatamente a me perché mi dicevo femminista.
Ma torniamo alla misandria..

L’accusa di misandria può venire in mente solo a degli uomini il cui ego è talmente smisurato, esondante e ipertrofico da pensare che un gruppo di donne si riunisca e agisca avendo in mente sempre e solo l’uomo, perché essere misandrica significa avere in mente costantemente l’uomo.
Una misandrica ha come unico pensiero l’odiare gli uomini e agire contro di essi.
Solo gli uomini, educati fin da piccoli ad essere il centro del mondo, possono vivere un movimento che sostiene la liberazione e l’autonomia femminile come una forma di odio nei loro confronti.
Come dei narcisi, innamorati della loro immagine, nemmeno concepiscono che delle donne possano incontrarsi in modo autonomo e privo della loro inutile e dannosa presenza per parlare di loro stesse.
Se si incontrano senza di noi che almeno parlino di noi: insomma bene o male purché si parli di noi diceva Wilde (una maschio non a caso).
L’accusa di misandria è la chiara manifestazione di ego fragili come un bicchiere di cristallo e al tempo stesso di una megalomania di proporzioni spaziali, oltre che di una coscienza personale e politica sporca come una latrina pubblica.
No, non odio gli uomini, semplicemente li ignoro e se incontro le altre non vedo il motivo per cui dovrei parlare di uomini. Sono già ovunque, in qualsiasi rappresentazione, posto di potere, cultura (arte, musica,letteratura).
Il femminismo non è odiare gli uomini, il femminismo è amare noi stesse e provare ad amare le altre con quell’amore universale che il dominio maschile ha riservato solo agli uomini quali protagonisti assoluti di tutto.
Il femminismo è preferenza femminile personale e politica, è filoginia: il femminismo mette al mondo, fa rinascere, fa espandere le donne, pone le basi per la liberazione di tutte noi. Il femminismo ha come unico soggetto colei che non è mai stata soggetto di nulla.
Perché per ogni regina che ha avuto accesso al potere costretta ad agire secondo i modi e le forme stabilite dagli uomini, ci sono milioni di donne che non hanno avuto altro che le loro sofferenze e la loro subordinazione.
Mi viene da sorridere amaramente quando penso che una parte di donne che dicono di appartenere al movimento femminista oggi obbediscano agli inviti che ricevevo io più di 10 anni fa: siamo passate dal bisogna essere per la parità e non femministe a il femminismo è per la parità; dal anche gli uomini sono vittime a bisogna intersecare le lotte, il femminismo lotta anche per gli uomini. Insomma mi sembrano delle donne allineate e intente a fare esattamente quello che gli uomini pretendevano dal femminismo quando ancora il femminismo era solo delle donne.
Quanto a me. Non mi interessa più quello che pensano gli uomini di me del fatto che non mi depilo, del fatto che ai loro occhi sono esagerata, misandrica, nazi-femminista o qualunque altra idiozia venga loro in mente per delegittimarmi e ridurmi al silenzio e all’inferiorità.
Cerco di essere femminista, di pensare solo alle donne (e quindi anche a me), cerco di liberarmi da tutto quello che questa società mi ha insegnato su di me e sulle altre (e soprattutto sui rapporti fra tutte noi), do preferenza alle donne nelle relazioni, nella lettura, nella cultura e sono molto felice così.
Non mi sono mai sentita più libera, piena e realizzata di come mi sento adesso.
Quindi dite quello che vi pare, io starò comunque dalla parte mia e delle altre anche se questo vi sembra una forma di odio.
P.S. non so se ve ne siete accorte ma tutti i mali del mondo sono frutto della creatività, dell’immaginazione, della mente e delle azioni degli uomini: la guerra, il razzismo, le classi, la schiavitù, gli stupri, lo sfruttamento. Loro ne traggono vantaggio in modo esclusivo da millenni.
I veri misandrici sono loro, oltre che palesemente e impunemente misogini.
Misandrico ci sarai tu, uomo.